Vessillo dedicato alla Contrada Papacqua – Autore Luigi Fondi
Concepito come un tatuaggio sulla “pelle della tela”, la mia porzione di palio dedicata a Papacqua vuol raccontare un periodo della vita Sorianese che ha segnato il Paese lungo il cammino in cui il feudo di Soriano appartenne ai Madruzzo fino ai nostri giorni.
Per alcune persone, il sottoscritto compreso, alcune immagini … (es. i 15 mascheroni da cui sgorga l’acqua per poi arrivare al complesso scultoreo eseguito dallo Scultore Manierista Giovanni Bricciano da Fiesole in cui Mosè percuote il masso di Peperino per far sgorgare l’acqua e dissetare gli Ebrei imploranti) … sono degne di entrare a far parte della nostra esistenza.
SCULTURE come quelle di Papacqua, possono aiutarci a immergerci nella nostra vita umana e spirituale integrando le varie sfaccettature di noi stessi, plasmandoci e formandoci in ciò che siamo.
… Questo Mascherone scelto tra i quindici continua, nonostante l’erbacce gli siano cresciute negli occhi e lo stato di degrado e di abbandono, a manifestare il significato allegorico (voluto dai Madruzzo) legato “all’acqua del BENE e del MALE” … un sentimento non solo ricollegabile al papato di Pio IV nel 1560 ma, ancora e soprattutto oggi un sentimento emotivo che riguarda tutti i comportamenti umani e, come scriveva il Poeta, Filosofo-Scrittore Charles Baudelaire “il male viene fatto senza sforzo, naturalmente, è l’opera del fato. Il bene è sempre il prodotto di un’Arte”.
Il Male è il mascherone satanico naturalmente degradato dal tempo … è … l’opera del fato.
Il Bene è la “libertà dell’acqua” che viene imprigionata e ingegneristicamente intubata dall’uomo all’interno della fonte Papacqua, ma poi con un atto liberatorio riesce a trovare uno sbocco al di fuori della bocca grottesca di quel mascherone alla ricerca dell’eterna scelta tra BENE e MALE.
Luigi Fondi Scultore
Vessillo dedicato alla Contrada Rocca – Autore Riccardo Sanna
…una freccia d’oro, simbolo degli arcieri, che attraversa l’imponente borgo medievale nelle sue ricchezze monumentali, fino ad arrivare alla meta “il Castello Orsini” che rappresenta il nostro paese e il rione raffigurato “La Rocca”.
Riccardo Sanna
Vessillo dedicato alla Contrada Trinità – Autore Paolo Berti
Tecnica mista (acrilico e colori ad acqua per stoffa) – misura cm 120 x 30
Avendo desiderato la Contrada Trinità da rappresentare per questa particolare ricorrenza, ho immaginato i tempi di allora e con la mente ripercorso storie, persone e fatti. La Contrada allora costituiva per molti di noi il centro di attività più appassionante perchè tutto si poteva immaginare, creare, aggiungere e costruire. Ed oggi, dopo 50 anni, la Sagra delle Castagne è frutto di quella passione creativa di tanti e anche un pà mia. Tra questi, alla mente, mi è subito giunto chi per capacità, competenza e umana dedizione ha corso i primi Palli, Pietro Torrini, uno dei pilastri storici, insieme a Memmo e Gino Gregori, Romolo e Remo Nicolamme, Peppe Ciapetti, Felice Carosi, Angelo Ranucci, Alberto Fanti e tanti altri, della Contrada Trinità nei primi anni settanta del Novecento.
Di lui ho ritratto il piglio fiero e serioso, di chi vive con importanza l’evento, tratto da una delle pochissime sue fotografie esistenti. Ho voluto ricordare il Cavaliere che per primo, in questo mezzo secolo, ha urlato di passione per la vittoria e acceso gli animi dei contradaioli prima, durante e dopo la disputa del Palio, suscitando i primi orgogli di appartenenza e attaccamento ai colori trinitini.
La sua figura è dominata dalla buona stella che incita alla sorte fortunata legata anche al valore ed all’impegno di tutti i contradaioli, su un fondo-cielo amaranto, il colore del primo storico stemma della Trinità. Il suo cavallo “stranito” per le redini tirate è poderosamente da lui comandato.
Indossa un manto rosso, da me allora disegnato ispirandomi ai fasti rinascimentali e sapientemente cucito da mia madre, con velluto rosso sangue, immaginario “abito sontuoso della Festa” del Cavaliere che, dimessi i più pratici abiti da campo del duello ippico, si veste di gloria , con tessuti lussuosi e ricchi nelle volute e nei ricami, per il giorno della “grande Festa”.
E’ preceduto ed ha intorno i drappi delle bandiere che gli sbandieratori trinitini innalzano e sventolano ormai da 45 anni, portando i colori della Contrada in ogni dove nel Mondo.
Tra di essi emerge l’elmo che fu del primo Priore della Contrada Domenico Gregori, il caro Memmo che tutti ricordiamo con nostalgìa e affetto. Amava sfilare accanto al suo Cavaliere spesso vincitore , a cavallo anche lui , indossando l’armatura di Torneo, piumata e decorata. Erano i tempi dove ancora la lotta per la conquista del Palio non prevedeva gli arcieri.
Ho sentito dipingendo il rullo dei tamburi, il rumore e le acclamazioni della folla al passaggio del Corteo, l’accalcarsi della gente e i saluti ai figuranti, il rumore, i fumi delle cucine, gli odori delle castagne e del vino, classici della Festa, sotto il cielo della Piazza di Soriano e tra le sue strade, di un giorno speciale, di un Ottobre affollatissimo, da allora sempre straordinario, atteso e pienamente vissuto fieramente dai sorianesi.
La lingua di tela affidatami si chiude poi suggellata dallo stemma della Contrada, impresso su parte di una bandiera che sventola così come lo compose e disegnò Alberto Fanti e come, ricamato dalle Clarisse di Orte, campeggia ancora sullo stendardo grande che apre ogni anno il Corteo. E’ il triangolo divino sorretto dai leoni e sormontato da un elmo cavalleresco con i colori delle piume blu e rosso, che con il giallo , rappresentano i colori araldici della Nobile Contrada Trinità , non dimenticando ma incorporando gli amati colori rosso e blu dello stemma cittadino della grande Soriano. Il ricordo di ieri, degli inizi è per me la migliore celebrazione dell’oggi e l’omaggio per i tanti sforzi, sacrifici, gioie e dolori vissuti fin da allora e per tutti gli anni successivi fino ad oggi, da tanti, troppi amici e da quelli che purtroppo non ci sono più, ma sono con noi sempre.
Paolo Berti
Vessillo dedicato alla Contrada San Giorgio – Autore Alvaro Ricci
La parte del palio (edizione 50°) dedicata al Rione S. Giorgio, vuole rappresentare la lotta tra il crociato Giorgio e il drago.
La leggenda che ad essi fa riferimento, infatti racconta che un drago immenso devastava città e contadi, terrorizzando vergini fanciulle.
Il Cavaliere Giorgio, di ritorno dalle Crociate, l’affronta e l’uccide.
La croce che fa da sfondo alla scena della lotta, infatti, vuole rappresentare la spada con la quale il cavaliere uccide il drago e, nello stesso tempo, la croce che lo caratterizza come crociato, difensore della fede cristiana e dei Luoghi Santi.
Il riferimento storico si rileva dall’omonima chiesetta, costruita circa nello anno mille, che nelle sue mura incastona formelle importate dalle crociate o scolpite con stile arabesco.
Alvaro Ricci
Sagra delle Castagne - Manifestazione Storico Rievocativa
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